mercoledì 4 novembre 2015

Se mi lasci ti cancello...

Qualche giorno fa ho visto un film, nel quale due innamorati, Clementine e Joel, decidono di far cancellare dalla propria memoria tutti i ricordi e le emozioni legate alla loro relazione, la prima perché arrabbiata, il secondo per ripicca.
Guardando il film mi sono chiesta perché decidere di privarsi di parte della propria vita passata, per non soffrire.. non dovrebbe servire questo dolore?! non dovrebbe insegnare?
Ma poi cosa? Cosa si può imparare?



Alle volte ti vorrei cancellare.
Non te,
ma tutti i ricordi legati a te.
Non loro...
ma l'idea che mi sono fatta di te.
Ti odio e vorrei che tu sparissi!
Oppure vorrei che restassi
e mi abbracciassi.

domenica 1 novembre 2015

Alle volte ci ripenso...

Penso che scrivere possa essere una buona medicina per conoscersi. In fondo, per scrivere bisogna tirare fuori quello che pensi. Puoi farlo in vari modi, sinteticamente, in maniera prolissa, facendo dell'ironia, in maniera diretta.. eccetera eccetera.
Non so come viene fuori a me, ma ogni tanto ci ripenso e scrivo.
Forse perché ho bisogno di conoscermi meglio; alle volte non mi riconosco, addirittura non so chi sono. E' normale a 21 (ormai quasi 22)anni? Non saprei.
Mi piace pensare che la confusione sia il caos che porta alla chiarezza, alla verità e alla pace interiore. Se fosse, invece, fine a se stessa?
Nel frattempo cerco di rimanere sola con me stessa il meno possibile, al momento non so affrontarmi e scappo. Sono vile. Forse scrivendo troverò il coraggio di fare i conti con la persona che, in questo momento, più mi terrorizza.
Buonanotte :)

domenica 8 marzo 2015

La dolcezza delle mani della specializzanda


Il mercoledì è la mia isola felice. Da quando frequento il centro, è il mio giorno di pausa. Vedo gente diversa e vivo un ambiente nuovo, che ormai è diventato quasi familiare. In più adesso frequento il reparto (sporadicamente e come mera osservatrice), però imparo comunque tante cose.
In ambulatorio oggi è venuta una specializzanda, una ragazza che frequenta il terzo anno di specialistica nel reparto in cui lavora il professore che seguo. Qualche giorno fa ci siamo presentate e mi ha dato subito l'impressione di una donna con le palle.
Ne sono rimasta incantata, attratta direi, come se il suo parlare lentamente e con fermezza, fosse un modo di essere che volevo acquisire. Perché trasmetteva calma e gentilezza, oltre che professionalità.
Come pura osservatrice, spesso mi limito a guardare quello che mi succede attorno e oggi sono stata distratta dalle sue mani. Piccole e affusolate, si muovevano velocemente sui fogli della cartella, scrivendo l'esame obbiettivo di un paziente appena visitato.
Mi sono sembrate dolci e allo stesso tempo severe, coscienti del peso che avevano le parole che stava segnando sulla carta…
Il centro prima e l'ambulatorio poi, mi hanno fatto vedere spesso questo genere di "mani". Nella fattispecie poi non erano più mani, ma occhi, bocche o, più genericamente, visi. Dolci e coscienti del peso.
Visi come quello del signor Moses, un quarantenne del Togo.
Qualche ora dopo le mani della specializzanda, questo signore si è presentato con un foglio, nel quale si descriveva la sua patologia: “tubercolosi miliare con spondilite cervicale” e zoppicava, appoggiandosi ad una stampella. Dopo una breve chiacchierata, il professore lo ha indirizzato a fare un ecg e io, curiosa di sapere dove e perché si dispongono gli elettrodi, ho voluto accompagnarlo.
I primi 4 elettrodi si dispongono su polsi e caviglie e, le sue, erano coperte da calze alte e pantaloni di pigiama; istintivamente l’ho aiutato a scostarli, dato che non poteva muoversi agilmente, e mi ha guardata con estrema dolcezza, sorridendomi come se gli stessi facendo un favore impagabile. Finito l’ecg, è stato approfonditamente visitato dal professore e mandato in sala d’attesa (aspettava un operatore che lo avrebbe riaccompagnato a “casa”).
Qualche minuto dopo che si era allontanato, l’infermiera mi ha fatto notare che, nel compilare la sua cartella, avevo dimenticato di porgli delle domande, allora l’ho raggiunto e gli ho chiesto che tipo di scuola avesse fatto e se era sposato.
Pacatamente e con la dolcezza che, credo di poterlo dire con certezza, sono chi ha affrontato davvero tanti guai può elargire, mi ha risposto che ha studiato 15 anni e che era un esperto di computer. Era sposato, si, ma la sua famiglia era in Togo, compreso il suo bambino. Ci siamo salutati e io sono tornata in ambulatorio, chiedendomi come dovesse sentirsi, lontano da casa e senza i suoi, solo e neppure tanto in salute.
Lo stesso sorriso rivoltomi dal signor Moses, oggi l’ho ricevuto da una donna africana che probabilmente ha un bel problema al fegato; da una nuova operatrice del centro, che gentilmente, pur non conoscendomi, mi ha offerto un caffè e mi ha raccontato un bel po’ di cose su di lei, dalla mediatrice culturale che mi ha invitata alla sua laurea e da Giulia, felice di potere, finalmente, consegnare la sua tesi.

Il mercoledì è il mio giorno felice, vorrei ce ne fossero 7 alla settimana, ma probabilmente non lo assaporerei come faccio
(mercoledì 25 febbraio)

lunedì 23 febbraio 2015

Ricomincio

Qualche mese fa ho iniziato a usare questo blog, ma la sua finalità, in corso d'opera è cambiata (da blog, è passato in modalità diario), così lì ho cancellato e ho iniziato a scrivere su un diario vero.
Stasera ho letto il blog di una ragazza, una collega che vuole diventare una psichiatra, e mi sono sentita vicina a lei.
Per farla breve, voglio riprendere a condividere :)
Prossimamente gli aggiornamenti....